Perché andare a lavorare di domenica

Sarà che con queste temperature nordiche, siamo arrivati a otto gradi e mezzo sotto zero!, non ci si alza volentieri, sarà che odio la sveglia che suona alle sei della mattina per default, se ci mette che è domenica giornata decretata al riposo per antonomasia, beh si può capire che l'umore non è dei migliori. Ma se si ha da fare si fa, e in uno stato di dissociazione dove il corpo compie le quotidiane funzione di lavarsi, vestirsi e fare colazione mentre la testa continua a dormire, mi ritrovo al buio sui binari della stazione ad attendere insieme a pochi ma proprio pochi  compagni di sventura il treno che ci porta a Venezia. Mezz'oretta di viaggio che dedico alla lettura e se il libro mi piace sono talmente assorta che non mi accorgo di quello che mi accade intorno. 
Ieri domenica è successo esattamente tutto questo fino a quando ho alzato gli occhi dal libro in arrivo a Venezia e lo spettacolo del sole che sorge mi ha tolto il fiato e ho capito che venire a lavorare di domenica ha avuto il suo perché.


Come il suo perché è stata l'ultima produzione di Nonna che ha assemblato i ricami di alcune crocettine che si sono offerte di aiutare un'amica a ricamare questi animaletti della Margaret Sherry.



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