L'Arsenale di Venezia


In una serata estiva di quelle veneziane, dove dopo la calura del giorno, si può uscire allo scoperto e riempire i tavolini dei locali delle rive e dei campi e godere della brezza della laguna, ho avuto modo di visitare l'Arsenale di Venezia con una visita guidata.
L'Arsenale ha un che di proibito per noi veneziani perché visitabile solo in determinate circostanze, e quindi appena giunge voce che si può entrare non ci si lascia scappare l'occasione. Già l'ingresso è una meraviglia con i suoi leoni a guardia (bottino di guerra contro i Greci) e il fiero Leone di San Marco sopra il portale. 
E il busto bronzeo di Dante che ricorda l'Arsenale nella Divina Commedia:

« Quale nell'arzanà de' Viniziani 
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno - in quella vece
chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa
le coste a quel che più vïaggi fece;
chi ribatte da proda e chi da poppa;
altri fa remi e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa -;
tal, non per foco ma per divin' arte,
bollia là giuso una pegola spessa,
che 'nviscava la ripa d'ogne parte. »

E i veneziani celebrano il Sommo Poeta nei nomi dei ponti intorno all'arsenale: ponte Paradiso, Purgatorio e Inferno!


A fianco dell'ingresso tra le due torri che servivano per infilare i pali delle vele nelle navi, si intravede la Darsena vecchia. Qui i veneziani costruirono i galeoni e poi le galeazze che sconfissero i turchi nella battaglia di Lepanto. 

E lo squero dove veniva costruito il Bucintoro, la Galea di Stato dei Dogi Veneziani, a cui Napoleone ridusse l'arco di uscita perché qual'ora i veneziani avessero voluto costruirne un altro, ripristinandolo si sarebbero ricordati di lui!

E poi ancora la darsena nuova, con una delle 11 gru costruite dagli inglesi nell'800, fonte di grande innovazione industriale.


E il piccolo sottomarino italiano costruito per individuare sommergibili russi durante la guerra fredda. Porta il bel nome di Enrico Dandolo, Doge veneziano.


Nei secoli di attività continua, l'Arsenale si sviluppò fino ad occupare 46 ettari di superficie impiegando fino a 5.000 maestranze. Oggi si può visitare solo il 20, massimo 30 %, è sede dell'Istituto degli Studi Marittimi della Marina Militare. 
Molto ci sarebbe da raccontare ancora; squeri, cavane, corderie, telerie, nomi di navi famose qui costruite, personaggi famosi che hanno lavorato per dare lustro ad una città unica al mondo. 
Alla fine della serata, resta questa foto mossa ma piena di fascino ai miei occhi, avari di rubare e trattenere a lungo le meraviglie che la mia città offre.
Con l'emozione di sapere che qui mio nonno fu un "arsenalotto".